Conosco la composizione del poeta Boris
Pasternak "Preludio" (1906), che molti anni fa ho avuto in dono
da un amatore, probabilmente il dott. Christofer Bames, e della
quale ho regalato fotocopia al mio amico Valerij Voskobojnikov,
che a sua volta l'ha fornita a Piano Time. Su richiesta di Valerij ho di
nuovo guardato questa piccola composizione alla quale, fino ad
ora, non avevo avuto occasione di prestare molta attenzione e
devo confessare che non è affatto una brutta musica. Se
confrontiamo questa composizione del giovane Pasternak persino
con le opere "prime" di compositori divenuti in seguito famosi e
di razza, come Skrjabin e Rachmaninov, ci convinceremo che
Pasternak poteva diventare un buon compositore e forse
addirittura celebre. Come avrebbe potuto svilupparsi il talento
di Pasternak compositore è molto difficile immaginare.
Indubbiamente il Preludio non impallidisce al confronto delle
opere giovanili di altri illustri compositori. Mi riferisco al
grado di maestria, o meglio alla mancanza di maestria,
riscontrabili in queste opere.
Boris Pasternak
Se consideriamo che Pasternak
ha studiato composizione solo pochi anni, dobbiamo riconoscere che per
un ragazzo sedicenne questo pezzo rappresentava un notevole successo.
Dalle opere letterarie di Pasternak sappiamo che egli adorava Skrjabin e
possiamo dedurre che la coscienza di non poter mai comporre nulla di
simile alla musica del proprio idolo gli procurasse un dolore troppo
grande. Atteggiamento - il suo - immaturo verso la musica e i
compositori ma, a sedici anni, perdonabile. Si nota un certo “imbarazzo”
verso il pianoforte, guardando al modo in cui utilizza lo strumento. Ma
indubbiamente il Preludio presenta idee musicali ricche di contenuto. Ad
ogni modo questa musica non è paragonabile secondo me alle "opere" musicali
di F. Nietzsche, dalle quali non vedo la possibilità di attribuirgli
vere capacità musicali.
PASTERNAK E LA MUSICA
PRELUDIO
di Valerij Voskobojnikov
Nel 1979 la casa editrice "Il compositore Sovietico”
di Mosca ha pubblicato la "Sonata in si minore” di Boris Pasternak.
Nella presentazione il curatore, il noto compositore
sovietico Nikita Bogoslovskij, scrive: “All'eredità creativa di Boris
Pasternak appartengono non soltanto le opere letterarie ma anche quelle
musicali ... Nell'archivio di Pasternak si conservano alcune opere
compiute per pianoforte - due preludi (in re diesis minore e in sol
diesis minore) ed anche un'opera più solida, questa sonata in si minore
che è anche la sua opera più perfetta.”
Da altre fonti sappiamo
dell'esistenza di frammenti conservati negli archivi statali sovietici e
in quello della sorella Lydia (Leonidowna) Pasternak - Slater, ad
Oxford. Pasternak amava la musica fin dall'infanzia, perché da essa
circondato. Nella sua casa sedeva sempre al pianoforte sua madre Rosa
Kaufman, allieva di Lescetizkj, pianista-concertista professionista fino
al matrimonio, attività che ridusse in pubblico, ma conservò in privato
fino alla morte avvenuta nel 1939. Anche il padre di Pasternak, il
celebre pittore russo Leonid Ossipovic Pasternak, amava la musica e la
loro casa era frequentata da noti artisti. Nella sua "Autobiografia" il
poeta ricorda l'esecuzione fatta nella sua casa del Trio di Ciajkovskij
dedicato alla memoria di Rubinstein: “Nel bel mezzo della notte mi
destai per un dolce pungente dolore quale, prima d'allora, non avevo mai
provato. Angosciato, impaurito, mi misi a gridare, a piangere, ma la
musica copriva i miei singhiozzi. e mi sentirono solo quando il trio
ebbe finito di suonare il pezzo che mi aveva destato ... Ma perché
piangevo così, e perché mi è rimasta tanto impressa quella mia angoscia?
M'ero abituato, in casa, al suono di pianoforte; mia madre lo suonava con
grazia e la voce del pianoforte per me si identificava con la stessa
musica ... Se non erro, quell'inverno segnò due scomparse: di Anton
Rubinstein e di Ciajkovskij. Probabilmente è il celebre Trio di
quest'ultimo che suonavano".
Nel 1903 è avvenuto l'incontro di Boris
Pasternak e della sua famiglia con il grande compositore A.N.
Skrjabin, rimasto per tutta la vita l'idolo di Boris. Alla sua
musica sono dedicate molte pagine della sua prosa - “Il
salvacondotto” e “L'autobiografia” (quest'ultima già citata
nella traduzione di A.M. Ripellino). In queste pagine Pasternak
racconta dei suoi seri studi di composizione: “Già prima di
quell'estate ... strimpellavo un po' il pianoforte e ci cavavo,
alla meno peggio, qualcosa di mio. Ora sotto l'influenza
dell'adorazione per Skrjabin il mio interesse per le
improvvisazioni e la composizione crebbe fino a diventare
passione. Da quell'autunno, per sei anni consecutivi durante
tutto il ginnasio, mi dedicai allo studio dei fondamenti della
teoria della composizione, dapprima sotto l'assistenza del
teorico e critico musicale di allora, l'illustre Julb Enghel, e
poi sotto la guida del prof. R.M. Glier.” ...
Per un certo periodo egli non sapeva quale
strada scegliere, quella del compositore o quella del lette-rato.
All'età di 19 anni, dopo dolorosi ripensamenti, nonostante
l'incoraggiamento e l'augurio di Skrjabin al quale aveva
mostrato le sue composizioni, Pasternak rinunciò al futuro di
musicista: “Mi staccai dalla musica, il mondo prediletto cui
avevo legato sei anni di fatiche, di speranze, di turbamenti,
come ci si separa dalla cosa più preziosa.
A.N. Skrjabin
Disegno di Leonid Pasternak
Per un certo tempo seguitai a
improvvisare al piano, come per un abitudine che andavo gradatamente
perdendo. Ma poi decisi di rendere più rigorosa la mia astinenza, cessai
di toccare il piano, non andai ai concerti, evitai di incontrarmi con i
musicisti ...”
Boris
Pasternak con Heinrich Neuhaus
Nonostante quest'esperienza così amara, Pasternak col
tempo superò l'atteggiamento patologico verso la musica e per tutta la
vita divenne amico di musicisti, primo fra tutti il pianista e
insegnante Ghenrich Nejgauz (Heinrich Neuhaus) col quale ho avuto
anch'io la fortuna di studiare. Pubblichiamo qui anche una poesia dì
Pasternak, "Ballata", dedicata appunto a Nejgauz, finora inedita in
Italia, scritta dopo un suo concerto, a Kiev, che aveva destato in
Pasternak una grande impressione. Ma nel 1930 avvenne tra i due un
cambiamento drammatico: la moglie di Nejgauz, con i figli Adrian e
Stanislav, andò a vivere con Pasternak. In seguito Stanislav divenne un
meraviglioso pianista e un degno erede della “causa” di suo padre e, in
un certo modo, anche del suo patrigno: fino alla morte del poeta, nel
1960, è vissuto vicino a lui ispirandolo con la propria musica. Il
cambiamento delle relative situazioni familiari non guastò l'amicizia
dei due grandi artisti.
Boris
Pasternak con Zinaida Neuhaus
Pasternak regolarmente comunicava con Nejgauz e in
questo modo anche con la musica. Tra gli amici e ammiratori di Pasternak
come suoi ospiti ci furono musicisti come S. Richter, M. Judina, il
compositore e clavicembalista A. Volkonskij. Anche il figlio di Boris
Pasternak, avuto da Zinaida Nejgauz, Leonid, amava la musica. Ma nella
sua educazione si riflesse il dramma del giovane Boris. Nejgauz mi
raccontava che Leonid aveva notevoli capacità musicali ma il padre non
gli permise di diventare musicista e per questo Leonid fu costretto a
scegliere una professione più materiale, quella del fisico. Nelle sue
opere letterarie Pasternak fa continuo uso della terminologia musicale,
ed indica anche i nomi dei suoi compositori preferiti come Skrjabin,
Brahms. Chopin. A quest'ultimo ha poi dedicato una “ricerca”, il saggio
"Chopin" nel quale - bisogna riconoscerlo - parlava della sua musica con
rara competenza.
Recentemente in una conversazione avuta con
Emil Gilels, anch'egli allievo di Nejgauz, abbiamo toccato il
tema: Pasternak e la musica e il noto pianista sovietico
ha affermato che soltanto Thomas Mann si esprimeva sulla musica
con altrettanta competenza ed acutezza. E, prima di finire,
qualche parola sul “Preludio”. Il suo carattere generale è
prevalentemente lirico, pur non mancando accenti drammatici
nelle parti culminanti; si notano le indicazioni in italiano
come "fiero", "lugubre" ecc. I temi sono molto sinceri, l'uso
frequente dei cromatismi conferisce una certa intensità, nella
fattura pianistica c'è molta imitazione di Skrjabin. Ma non
solo. Personalmente vedo anche i colori di Wagner. Evidentemente
Pasternak voleva creare una composizione di grande compattezza e
solidità, formale e drammatica. In questo modo si spiega lo
spostamento dei temi ora nei registri estremamente alti, ora in
quelli estremamente bassi. Ma in ciò sta anche la debolezza
della composizione e l'“imbarazzo” nel rapporto con lo strumento
al quale accenna sopra Ashkenazy. Lo svolgimento delle voci è
spesso antipianistico, scomodo e allontana dallo scopo: i
“passi” più interessanti vengono sfumati dai bassi troppo
presenti o dalla ripetizione di suoni secondari. Ma colpisce
soprattutto una cosa: come più tardi nella poesia, anche qui
Pasternak non cercava le strade più facili: la sua "parola"
nell'arte cominciò con una dissonanza, pungente e acuta; ciò che
in seguito nella poesia diventò la famosa e ricca metafora di
Pasternak, contrapposizione tra terrestre e celeste. si avverte
anche in questo Preludio.
Boris Pasternak
BALLATA a G. Neigauz
Sussultano i garage. Appena appena
Come un osso
risplende il tempio dei polacchi.
Topazi piovono sul
parco pubblico.
Bolle il crogiolo dei
ciechi lampi d'afa,
Nel giardino,
tabacco: sul marciapiede, folla:
E dalla folla un
ronzare di api,
Scoppi di nuvole,
sdrucio di arie,
Immobile Dnepr e
notturna Podol.
Vola un "è giunto
", da un olmo all'altro,
E si ferma pesante ed
improvviso
Come raggiunto avesse
più alto tono
Delle viole l'insonne
profumo
L' “è giunto” vola da
una coppia all'altra,
Se lo farfugliano fra
loro i tronchi.
Lampi d'afa
diluviano, la tempesta è nel culmine,
Immobile Dnepr e
notturna Podol.
Un accento, un
altro, un passaggio: quand'ecco
Fra le lattiche sfere
dell'aureola
Una frase funerea di
Chopin.
Aquila moribonda,
entrar planando.
Sotto, il tossico
lezzo d'araucaria,
Sordo, come ottenesse
qualche cosa.
Dentro gli abissi
fruga fino al fondo.
Immobile Dnepr e
notturna Podol.
Va il volo d'aquila
come un racconto.
Seducente per tutte
le resine del sud
E le preghiere e le
estasi
Pel sesso forte e per
quello debole.
Il volo è il mito di
Icaro
Ma la sterile terra
lenta scende i pendii,
E sorda. come un
dannato del Kara,
Immobile Dnepr e
notturna Podol.
In dono a voi
questa ballata, Harry.
L'arbitrio
immaginifico
Del vostro dono non
toccò le righe,
Dove portai soltanto
ciò che vidi.
Ricorderò, non
scorderò: La tormenta di viole a mezzanotte.